venerdì 4 novembre 2011

RICORDANDO NERUDA (Neruda, il corvo bianco, il gatto nero)

Pagine scelte di questo racconto, strutturate in racconti brevi, hanno ricevuto un buon consenso in diversi premi letterari: primo premio Onlus Città di Forlì e AICW (Associazione Scrittori Italo-Canadesi), secondo premio Cosseria Italia Mia 2011, e una menzione d’onore al premio letterario Le Pieridi di Policoro.

L’opera completa ha ricevuto il secondo premio al Concorso Letterario Internazionale "Città di Martinsicuro" 2011, con la seguente motivazione di Cristiana Capretti:

Per la capacità di affrontare una tematica delicata ed attualissima come quella dell’emigrazione e del ritorno nella terra d’origine mettendo a nudo i segni lasciati nelle vite e nei pensieri di chi l’ha vissuta e subita. L’autore riesce ad accompagnare il lettore in un viaggio emozionale nel quale si intrecciano volti, suoni, odori, credenze popolari, memorie e sensazioni dando vita ad un racconto profondamente evocativo.


SINOSSI

Una storia che affonda le radici nell’emigrazione degli anni ‘50. Da una parte, c’è il racconto della memoria mai cancellata dalla mente del protagonista giramondo che torna a casa e, con amore, rivede il suo paese così com’era, riascoltando i passi della gente che non c’è più, i rumori della strada che non ci sono più; dall’altra, c’è il racconto della sofferenza causata dalla migrazione in molti degli esseri umani che l’hanno vissuta. Le loro storie sono sconosciute o poco conosciute perché ognuno, in silenzio, si porta addosso la propria storia, la propria tragedia. Come il cacciatore che, dopo i pochi anni vissuti all’estero, torna in paese per godersi il frutto di una pensione. Al suo rientro si accorge che la realtà del paese non è più la sua realtà. In un momento di sconforto, si apparta in un bosco, che era stato il suo territorio di caccia, per lì cancellare ogni traccia della sua vita con un colpo di fucile diretto alle tempie.

Mentre il paese del giramondo e del cacciatore ha subito irreversibili cambiamenti, c’è qualcosa che non è cambiato nella gente. Le superstizioni ataviche che hanno attanagliato il paese sono ancora e sempre vive nella cultura locale. Come i sogni. E i misteri nascosti nei boschi.

C’è poi anche, in queste pagine, un messaggio che ci è svelato da pensieri insidiosi contenuti nelle memorias del poeta cileno Pablo Neruda, quando dice che l’uomo dovrebbe anche poter morire nel luogo in cui è nato.






 

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