lunedì 7 novembre 2011

... sono Còrsi, l'uomo de “L'odore del mare”
 Pietro Corsi si "sbarba" sulla nave Acapulco, 1961


Tuesday, 24 April 2007 - 03:11

 
Notiziario NIP - News ITALIA PRESS agenzia stampa - N° 77 - Anno XIV, 23 aprile 2007 '''
... sono Còrsi, l'uomo de “L'odore del mare”'''
Sarà presentato il 12 maggio, alla Fiera del Libro di Torino, "L'odore del mare", edito da Il Grappolo, l'editrice che ben conosciamo per la sua capacità di mettere sul mercato delle splendide perle di storie italiane nel mondo. L'Autore (e in questo cosa la A maiuscola ci vuole) è Pietro Corsi, classe 1937, originario di Casacalenda (Molise), cittadino del mondo e per 27 anni in mare, iniziando come ispettore di bordo per terminare la carriera con la qualifica di Vice Presidente Esecutivo per una flotta di dieci navi.
"L'odore del mare", un libro che si legge in un fiato e che ti fa vivere migliaia di vite, in presa diretta, in un ritmo vorticoso e splendido, è la storia di questi 27 anni di mare del molisano Pietro Corsi, "in Italia spesso mi chiedono: come si pronuncia il suo nome, Còrsi o Córsi? Io dico no, no córsi tutta la mia vita, ora sono Còrsi" scherza. "E se mi chiedessero, invece, cosa faccio, cosa ho fatto? Risponderei: ho fatto un pò di tutto e, credo, tutto bene: sono nato con il desiderio di perfezione in tasca. Ora viaggio e scrivo... Scrivo e viaggio..."

MOLISANI NEL MONDO

Convegno Molisani nel Mondo
Campobasso - Autunno, 1987


Avventure di molisani
nel Nuovo Mondo
Già altri prima di me hanno parlato molto bene, scientificamente direi, dell’emigrazione molisana dall’Ottocento ad oggi. E hanno spiegato come e perché dalle colline del Molise i nostri corregionali hanno sempre risalito i tratturi della memoria in cerca del mare. Nei miei anni giovani a Casacalenda io vedevo, con invidia ma anche con contentezza, i miei compaesani assediare il treno che si fermava fra due gallerie - una che portava a sud, l’altra al nord, - e quindi sparire nel tunnel, sempre quello del nord.

Ricordo un racconto di Giose Rimanelli che parla dei primi stormi di emigranti che si perdevano, come folaghe in autunno, nei campi arati del mondo. E un giorno di gelo verso la fine del ‘59 vidi lo stesso Rimanelli abbordare un aereo per le Americhe e non tornare più. Ognuno parte per un dolore ricevuto, o per una speranza da realizzare. Ma lasciare, verbo che implica "perdita", spesso nient’altro significa che morire, e solo per qualcuno - prescelto, forse predestinato - il miracolo di Lazzaro torna a riaccendere.




sabato 5 novembre 2011

CHIAPAS: IERI, OGGI


Mazatlán, Sinaloa, Messico. Gennaio, 1998. - Mi sono avventurato per la prima volta tra le foreste del Chiapas verso la metà del lontano 1961. In quei giorni di pazzie di gioventù, ero spinto dal desiderio di conoscere più a fondo la civiltà Maya che aveva popolato quelle millenarie foreste tropicali fino all'arrivo del conquistatore. Con me c'era Giose Rimanelli, che mi aveva raggiunto da New York per una vacanza al sole. La nostra guida era un giovane rivoluzionario, Jorge Olvera, studente di medicina presso l'Università Autonoma di Città del Messico. Dopo gli incidenti del 1968, che sconvolsero il cuore stesso della nazione, di lui ho perso ogni traccia. Se l'è portato via il vento? O è stato chiamato a versare il suo sangue sulla Piazza delle Tre Culture, come centinaia dei suoi coetanei? O deve essere considerarlo un semplice "desaparecido", come tutti quei giovani che vollero inutilmente lottare per un nuovo ordine, un nuovo Messico?

Non lo saprò mai. Mi ricordo però di lui oggi, perché lui mi ricorda il Chiapas di ieri.

venerdì 4 novembre 2011

RICORDANDO NERUDA (Neruda, il corvo bianco, il gatto nero)

Pagine scelte di questo racconto, strutturate in racconti brevi, hanno ricevuto un buon consenso in diversi premi letterari: primo premio Onlus Città di Forlì e AICW (Associazione Scrittori Italo-Canadesi), secondo premio Cosseria Italia Mia 2011, e una menzione d’onore al premio letterario Le Pieridi di Policoro.

L’opera completa ha ricevuto il secondo premio al Concorso Letterario Internazionale "Città di Martinsicuro" 2011, con la seguente motivazione di Cristiana Capretti:

Per la capacità di affrontare una tematica delicata ed attualissima come quella dell’emigrazione e del ritorno nella terra d’origine mettendo a nudo i segni lasciati nelle vite e nei pensieri di chi l’ha vissuta e subita. L’autore riesce ad accompagnare il lettore in un viaggio emozionale nel quale si intrecciano volti, suoni, odori, credenze popolari, memorie e sensazioni dando vita ad un racconto profondamente evocativo.


SINOSSI

Una storia che affonda le radici nell’emigrazione degli anni ‘50. Da una parte, c’è il racconto della memoria mai cancellata dalla mente del protagonista giramondo che torna a casa e, con amore, rivede il suo paese così com’era, riascoltando i passi della gente che non c’è più, i rumori della strada che non ci sono più; dall’altra, c’è il racconto della sofferenza causata dalla migrazione in molti degli esseri umani che l’hanno vissuta. Le loro storie sono sconosciute o poco conosciute perché ognuno, in silenzio, si porta addosso la propria storia, la propria tragedia. Come il cacciatore che, dopo i pochi anni vissuti all’estero, torna in paese per godersi il frutto di una pensione. Al suo rientro si accorge che la realtà del paese non è più la sua realtà. In un momento di sconforto, si apparta in un bosco, che era stato il suo territorio di caccia, per lì cancellare ogni traccia della sua vita con un colpo di fucile diretto alle tempie.

Mentre il paese del giramondo e del cacciatore ha subito irreversibili cambiamenti, c’è qualcosa che non è cambiato nella gente. Le superstizioni ataviche che hanno attanagliato il paese sono ancora e sempre vive nella cultura locale. Come i sogni. E i misteri nascosti nei boschi.

C’è poi anche, in queste pagine, un messaggio che ci è svelato da pensieri insidiosi contenuti nelle memorias del poeta cileno Pablo Neruda, quando dice che l’uomo dovrebbe anche poter morire nel luogo in cui è nato.






 

giovedì 27 ottobre 2011

ROBERTO PIO CASSANELLI, dall'Italia a Tripoli a Londra

Roberto Pio Cassanelli, Master Body Builder and Dance Teacher
FROM ITALY TO TRIPOLI TO LONDON
THEN ON TO CAMP 43 ON ST. HELEN’S ISLAND
                                                                                                      Pietro Corsi

It was in the Spring of 1959 that I first heard of the internment of Italo-Canadians at the onset of WW2. I had recently arrived in Montreal, via Halifax, to work at the weekly newspaper Il Cittadino Canadese, then on St. Lawrence Blvd., across from Dante Street, in what was, and still is by all means, the heart of the Italian community.                                                                                                    
Founded in 1941 by Antonino Spada, the Italian language newspaper had recently been sold to Nick Ciamarra and, together with the travel agency and the print shop, to Emilio Putalivo, printer extraordinaire. Already well into his sixties, Antonino Spada was not one to sit idle and do nothing. His visits to the newspapers were a daily routine. So much so that, while dreading his presence, we would worry when he didn’t show up before noon.