domenica 21 febbraio 2010

Come nasce un libro: SWEET BANANA

Come saprete, ogni libro, una volta pubblicato, ha un modo tutto proprio di mettersi in cammino nel tentativo di trovarsi una strada.
Ora vi racconto, per vostra curiosità personale, del cammino intrapreso da uno dei miei libri che una lettrice mi diceva di avere appena letto in treno: Sweet Banana, ovvero (in italiano), Un certo giro di luna.

Quando ho scoperto per la prima volta su internet il sito "Google", sono andato subito alla ricerca di... me stesso.
Ho trovato il Pietro Corsi di Firenze, il professore con il quale ci siamo scambiati qualche telefonata prima che diventasse direttore della Rivista dei Libri, ed ho trovato me con Winter in Montreal, con un mio vecchio libro di cucina, ed ho scoperto che "Sweet Banana" è finito tra i libri rari e, come tale, veniva venduto da una compagnia che non conosco (Ventura Pacific Ltd) per l'astronomica ed immeritata cifra di... $219.95 dollari.

Il libro tratta di un omosessuale che vive e lavora, da inserviente tutto-fare, in un bordello di Acapulco. E' nato così. Lavoravo sulle navi della Princess Cruises, nel 1968, ed eravamo un giorno ad Acapulco con la "Princess Italia", di bandiera italiana e in quei giorni di proprietà della Banca Nazionale del Lavoro. Ero il rappresentante del noleggiatore. Si presenta una bellissima e vistosissima ragazza all'ufficio informazioni, chiede di parlare con un "capo" e la mandano nel mio ufficio.

Si siede di fronte alla mia scrivania, incrocia le sue bellissime gambe e mi dice, senza esitare: "Sono una delle ragazze che lavora su, alla “Quinta". Quell'espressione, e il modo in cui vestiva, mi indicava che si trattava del più lussuoso bordello situato su una delle colline di Acapulco, con una magnifica vista su tutta quella splendida baia. C'ero stato anche io, qualche volta, con passeggeri che, sentendosi avventurosi, desideravano avventurarsi nel mondo del proibito. La ragazza mi dice che il suo "novio" era un cameriere della nave e si chiamava Dino. Per rispetto, lei non aveva mai accettato di andare a letto con nessuno dei ragazzi della nave. E tuttavia il giorno prima le si era presentato un ragazzo che da tempo la cercava, con insistenza, e con insistenza veniva da lei rifiutato. All'ennesimo rifiuto, quel ragazzo le disse che Dino era omosessuale e lei non poteva essere fedele ad un omosessuale. Malvolentieri, e per rabbia, accettò di andare a letto con lui. Ma ora sentiva un senso di colpa e voleva sapere, da me, se era vero che Dino era omosessuale.

Sapevo che Dino lo era. Tutti a bordo lo sapevano. Ma non me la sentivo di darle, così su due piedi, una risposta che l'avrebbe certamente ferita ed offesa. Le chiesi perciò: «Ma tu, dimmi, hai mai fatto l'amore con Dino?» Lei arrossì, prima di rispondere. Poi timidamente, con dolcezza ed abbassando la testa, come una scolarella sorpresa a fare quello che non avrebbe mai dovuto fare, disse: «Sì, certo!» Le chiesi, di rimando: «E, com'è stato?» E lei, tra una lacrima e un sorriso di compiacimento: «La cosa più bella della mia vita!»

A questa sua candida risposta, candidamente risposi: «Non ti basta sapere che è stata la cosa più bella della tua vita?»
Asciugandosi le lacrime, alzando la testa a guardarmi, sorpresa, la ragazza mi disse: «Lei ha ragione. Non ho bisogno di sapere altro.» Mi ringraziò, andò via.
Mandai a chiamare Dino, per un dolce rimprovero. Non ricevevo mai reclami dai passeggeri che avevano la fortuna di essere serviti da lui, gli dissi, ma ne avevo appena ricevuto uno molto serio. Anche Dino, come la ragazza prima di lui, arrossì. E mi chiese spiegazioni. Pronunciai il nome della ragazza e lui subito capì tutto. Incrociò le braccia sul petto, sempre rosso di vergogna, e mi disse: «Signor Corsi!... L'ho portata anche con me in Italia a conoscere mia madre, volevo che restasse con noi... ma a letto mi ha fatto sentire come una lesbica!»

Sentii subito la curiosità di mettere Dino, o comunque un ragazzo come lui, a lavorare in quel bordello, tra quelle splendide ragazze, e vedere cosa ne veniva fuori. Messo lì, Dino/Paco ha scritto da solo la sua storia. E cioè, è stato lui a guidare me, e non io a creare lui. Ne è venuto fuori il racconto dal titolo, "Sweet banana", perché tutti nel bordello si riferivano a Dino/Paco come "bananita dulce", dolce banana. In italiano abbiamo cambiato il titolo in "Un certo giro di luna", nato da un graffito scritto da Dino/Paco poco prima di morire di un male misterioso e, in quei giorni, ancora sconosciuto. Si trattava dell'AIDS che cominciava ad infierire.

Io lasciai la nave nel 1969, Dino continuò a fare il cameriere. Verso la metà degli anni '70, gli diedi una ben meritata promozione a Primo Cameriere, il passo che precede la posizione di Maitre d'Hotel. Nella seconda metà degli anni '80 è scomparso senza lasciar traccia. Qualcuno poi mi disse che era sbarcato dopo essersi reso conto di essere affetto da AIDS: non voleva essere di peso, e non voleva che nessuno lo sapesse. E' morto in una lavanderia di Milano, da lui gestita. Sweet Banana fu pubblicato nel 1984, prima che lui sbarcasse. Gliene regalai, con dedica, la prima copia. E lui lo apprezzò moltissimo, perché sapeva che era la "sua" storia. Ma non sapeva ancora che sarebbe morto della stessa malattia del Dino/Paco del racconto.
Prima o poi, dovrei ridargli vita.

Ecco la storia di Sweet Banana. Nello scritto c’è sempre un pezzo della vita del romanziere. Però, poi, spesso non si riesce a capire perché nascono vicende così strane. Voilà, c’est fait!
Pietro Corsi

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